Green Claim directive, la direttiva UE per regolare i green claims

Il 19 settembre del 2023, con 544 voti favorevoli, 18 contrari e 17 astensioni, il parlamento europeo ha siglato un accordo sulla Green Claim Directive: una normativa progettata per regolare le affermazioni ambientali delle aziende e garantire che siano verificabili e accurate. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta.

I Green Claims sono le di dichiarazioni presenti su etichette di prodotti, comunicazioni e campagne promozionali che suggeriscono un ridotto impatto ambientale per la produzione e il confezionamento di un determinato prodotto. Spesso, sono collegati al fenomeno del greenwashing che con questo accordo europeo si vuole cercare di contrastare.

Con Il termine “greenwashing” si definisce una pratica adottata da aziende o organizzazioni che cercano di presentare un’immagine di responsabilità ambientale o di sostenibilità, pur non sostenendo effettivamente tali valori nelle loro pratiche aziendali. Secondo uno studio condotto dall’Unione Europea nel 2020, su un campione di 150 claims analizzati, il 53,3% conteneva informazioni fuorvianti o infondate sui “vantaggi” ambientali dei prodotti e il 40% non presentava evidenze a supporto.

Le aziende coinvolte in greenwashing utilizzano termini vanagloriosi come “ecologico”, “naturale”, “biodegradabile” o “a emissioni zero” senza fornire prove concrete o dati verificabili per supportare tali affermazioni. Tali aziende utilizzano questa strategia di marketing, consapevoli dell’interesse crescente verso il tema della sostenibilità ambientale da parte dei consumatori.

Infatti, secondo i dati di IPSOS del 2022:

• la sostenibilità è un fattore decisionale per il 31% dei consumatori;
• il 40% dei giovani tra i 18 e i 24 anni considera la sostenibilità come il principale motivo per la scelta di un prodotto;
• nonostante questo, il 74% ritiene che le comunicazioni aziendali siano poco trasparenti o a rischio di greenwashing.

L’obiettivo dichiarato è quello di aiutare i consumatori a fare scelte rispettose dell’ambiente e incoraggiare le aziende a offrire loro prodotti più durevoli e sostenibili. Una delle principali innovazioni introdotte dalla direttiva è la definizione chiara di quali affermazioni ambientali saranno vietate. Tra queste vi sono:

• le affermazioni generiche come “ecologico” o “naturale” senza prova di performance ambientale;
• informazioni basate su schemi di compensazione delle emissioni non approvati;
• etichette di sostenibilità non basate su certificazioni autorizzate.

Le imprese dovranno adeguarsi a quattro doveri fondamentali imposti dalla Green Claim Directive:

1. obbligo di attestazione: un professionista incaricato deve definire con precisione e misurabilità l’impatto ambientale del prodotto, evitando di enfatizzare solo gli aspetti positivi;
2. obbligo di comunicazione: tutte le informazioni relative all’analisi e alle certificazioni devono essere accessibili al consumatore in forma comprensibile;
3. obbligo di verifica e certificazione: un certificatore esterno accreditato deve validare ufficialmente i risultati dell’analisi;
4. obbligo di revisione: le imprese devono periodicamente ripetere il processo con dati aggiornati.

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